lunedì 15 febbraio 2016

Amore e Psiche - Seconda Puntata

Buonasera a tutti, single di ovunque voi siate! Se festeggiate S. Faustino: Auguri! Se non lo fate è semplicemente un modo per ricordare di noi in questo periodo di coppiette e altre cose varie.

Eccoci, però, alla (scommetto) attesissima seconda puntata di Amore e Psiche, una storia sconosciutissima e per la quale ho fatto bene a creare un po'  di suspence.


Eravamo arrivati decisamente all'inizio, ossia nel momento in cui Psiche, appena arrivata alla reggia incantata, non sa ancora chi sia suo marito. Beh, seppure non potesse vederlo, si era accorta che proprio un mostro non era (bella sì, ma non completamente scema). Tuttavia si ricordò che la sua famiglia la pensava ancora tra le grinfie di chissà quale laido essere e così chiese al maritino se potesse vedere in qualche maniera le sue carissime sorelle. Amore la mise in guardia, dicendole che proprio care non lo sarebbero state, ma lei, nulla da fare, rimase ferma nella sua decisione della riunione familiare, fino a che non si arrese anche il dio, promettendole che le avrebbe fatte arrivare alla reggia. Ora, non so voi, ma se vostra sorella (o fratello, naturalmente) sempre stato il più bello e la gioia grande di papà e mamma, vi mostrasse la sua vita, ulteriormente superiore alla vostra (entrambe erano sposate con uomini più vecchi addirittura del loro stesso padre!), come vi sentireste? Non proprio benino, ecco. Inoltre, Psiche confidò loro di aspettare un bambino e subito (non saranno state più belle, ma forse un po' più sveglie sì) capirono che 1) il marito di Psiche era un dio; 2) se era vero, come era vero, che il succitato era un dio, lo sarebbe divenuta anche lei. Invidia portami via! Ad un secondo incontro con la sorellina, infatti, le raccontarono un sacco di frottole sul marito (del tipo che era un enorme e mostruoso serpente che divorava i contadini e i capretti lì intorno) per convincerla a guardalo, cosa che mai e poi mai avrebbe dovuto fare, se non l'avesse voluto perdere.
La ragazza, curiosa come una scimmia, la notte stessa, già pronta con un coltello in mano per uccidere il mostro nel suo letto (seguendo il consiglio di delle sorelle, che, suppongo, fino ad allora non avessero mai mostrato la loro invidia), illuminò la stanza con una lucerna e vide tutto quel ben di dio (è proprio il caso di dirlo) che era Amore. Estasiata da codesta visione, la fanciulla fa cadere accidentalmente un po' di olio bollente (o qualunque altra cosa usassero per accendere le lampade) e il misero si svegliò, logicamente. Scappò via, lasciandola sola e con poche spiegazioni, andando a nascondersi in camera sua e per l'idillio rovinato e per il dolore all'orecchio (un bambinone, insomma).
Alla povera Psiche non restò altro che cercare il marito fuggito: girò tutti i templi dedicati alla dea dell'Amore, fino a che la voce di questa ricerca non giunse alla dea stessa che si irò non poco di questo gossip che infangava lei e il figlioletto (che fece rinchiude in una torre). Sotto lauta ricompensa (sette suoi baci, ma alla fine fu una delle sue ancelle a trovarla. Inutile rivangare ancora l'inutilità degli uomini, giusto?) fece catturare viva la fanciulla, che fece frustare dalle sue ancelle Inquietudine e Tormento (due nomi proprio carini, no?).
Prima di ucciderla, però, volle divertirsi un po' con lei: la sottopose a quattro prove, promettendole di farla rincontrare con Amore. Le prove sono piuttosto insignificanti di per sè e per superarle fu aiutata o da animaletti o da elementi naturali parlanti (i Grimm non inventarono proprio niente, insomma), tranne l'ultima, che debbo raccontarvi ai fini della trama. Psiche fu inviata negli Inferi perchè chiedesse per la dea un po' della bellezza di Persefone. Nel trovare un modo per entrarvi non trovò niente di meglio che suicidarsi, se non che fu fermata in tempo da una torre accanto alla rupe su cui si trovava per gettarvisi, che le diede i giusti consigli per entrare e riuscire ad uscirne, consigliando  molto  caldamente di non aprire il vasetto in cui si trovava la crema di bellezza per Venere. Cosa fece la furbona? La aprì, naturalmente, e ancora più naturalmente dentro non vi era la suddetta crema, bensì un gas venefico che la stava per portare gradualmente alla morte. Sarebbe tutto molto bello e tragico se finisse così, ma ciò che accadde è che Amore, liberatosi nel frattempo della prigionia, arrivò a salvarla. Portatala da Zeus , le si fece bere un po' ambrosia (che io continuerò a pensare come miele con gli stessi effetti di una droga) e divenne immortale. I due innamorati ebero una figlia, che chiamarono Voluttà (daano davvero brutti brutti nomi all'epoca!) e, neanche da chiederselo, visserro tutti felici e contenti.

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